Perchè a crocette? – Domande a risposta multipla nel test di medicina

Ormai da tempo si assiste ad un uso sempre più sistematico dei quiz a risposta multipla per valutare la progressione verticale dell’apprendimento: dalle verifiche liceali, all’ammissione per i corsi di laurea e alle scuole di specializzazione. Parimenti, l’uso di quiz a risposta multipla si è anche diffuso orizzontalmente a vari ambiti disciplinari, spaziando dalle scienze esatte a quelle umane. Per questa ragione è importante individuare i principi comuni che inquadrano questa tendenza in un’ottica più ampia. A questo scopo, si è deciso di incontrare alcuni operatori del settore universitario, per capire meglio come utilizzano i mezzi di valutazione basati su domande a scelta multipla e quale utilità gli attribuiscono. In particolare quali sono i pregi e i difetti di questi metodi di valutazione. Il primo incontro è con Ottavio Cremona, Professore ordinario di Anatomia Umana all’Università Vita-Salute San Raffaele e Capo unità dell’Istituto Scientifico San Raffaele; nel periodo 1994-2004 è inoltre stato Visiting Scientist presso il Department of Cell Biology della Yale University dove ha anche svolto attività didattica nell’ambito della locale “Medical School”. Che cosa pensa del progressivo affermarsi dei test con modalità “multiple choice”, nell’ambito della facoltà di medicina e, più in generale, quando è necessario un processo valutativo di questo tipo? “Credo che questo processo vada inquadrato in un’ottica di tendenza internazionale: i programmi di studio dei vari corsi di laurea ad elevata professionalizzazione pratica (come professioni mediche, ingegneria, economia) si stanno uniformando come programmi in tutto il mondo. C’è quindi la necessità di provvedere strumenti di valutazione appropriati che permettano di confrontare l’apprendimento delle varie discipline nelle diverse scuole. Il test multiple choice è lo strumento più logico e semplice per soddisfare questa necessità”. “Storicamente, è stato il campo medico-sanitario a fare da apripista al processo di internazionalizzazione dei titoli e dei contenuti di studio. Nell’800, negli Stati Uniti, ogni scuola di medicina certificava autonomamente l’idoneità dei propri studenti a esercitare la professione medica. Questo portò a una grande variabilità nella preparazione medica, con ricadute non sempre positive per i pazienti. Infatti dopo innumerevoli casi di malasanità, all’inizio del ‘900, i vari Stati americani avvertirono la necessità di dotarsi di un proprio esame di abilitazione che però variava ampiamente in termini di scopo e forma. Nel secondo dopoguerra venne demandata a un’autorità federale no-profit il compito di sviluppare l’attuale sistema di esame di stato alla professione medica negli USA”. “Oggi, le medical schools si rivolgono anche al test a scelta multipla come pre-test di ammissione, estendendo quindi l’uso dei test a scelta multipla anche a preselezionare l’entrata alle medical schools. In Europa, i nostri test d’ammissione si ispirano proprio ai test americani. Questo a seguito del processo di uniformazione dei core curricula europei iniziato con il processo di Bologna del 1999 e terminato qualche anno più tardi, nel 2004, che ha definito le classi di laurea, poi incorporate in varie leggi dello Stato inclusa la n.240/2010 (legge Gelmini). Per quanto riguarda il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, esso è organizzato in tutta Europa mediante l’insegnamento di specifiche discipline, organizzate a loro volta in Unità Didattiche Elementari (UDE – ad esempio insegnare l’anatomia macroscopica e microscopica delle vie biliari nell’ambito della morfologia umana), i cui livelli di approfondimento sono definiti da descrittori specifici (livello di conoscenza, di competenza etc.). In questo ambito, il test a risposte multiple dovrebbe quindi essere utilizzato per valutare l’acquisizione delle UDE prescritte dalle normative europee”. Quanto pesa il fattore tempo nella scelta di utilizzare un test a crocette per verificare gli studenti del suo corso? “Il fattore tempo non è determinante nella scelta dei test scritti. Infatti, negli anni 70-80, quando le iscrizioni a Medicina erano libere, prevalevano gli esami orali. Oggi, dove il numero di iscritti a medicina si è ridotto a un decimo per il numero chiuso, prevalgono esami scritti. Questa inversione di tendenza è dovuta all’aver definito in maniera diversa e innovativa il fine dell’esame, che oggi è di valutare la didattica rispetto a obiettivi didattici nazionali e internazionali. Come proposto dalla Conferenza Permanente delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, ci dovremmo riferire a quattro aspetti per valutare l’efficacia del nostro intervento formativo”.
  1. valutazione della reazione che i discenti hanno avuto al corso: “In questo caso, lo strumento di misura sarebbe il questionario di valutazione del corso da parte degli studenti. Non c’è necessariamente una correlazione fra il gradimento al corso e l’effettivo apprendimento, ma il gradimento è il primo elemento positivo di apprendimento”
  2. valutazione dell’apprendimento in senso stretto: “Si deve usare l’armamentario più moderno di metodi strutturati per la misura delle conoscenze teoriche e delle abilità pratiche, ossia quiz a scelta multipla e prove pratiche. Queste ultime verificate tramite esami obiettivi, ossia questionari”
  3. valutazione del trasferimento: “Ossia della persistenza a distanza di tempo di quanto appreso, cioè quanto il processo di formazione abbia prodotto costrutti che si sono stabilmente trasferiti nel comportamento e negli atteggiamenti dello studente. Per valutare questo livello, si dovrebbero utilizzare sistematicamente i progress test”
  4. valutazione di impatto: “Soprattutto nella logica di una formazione professionale pratica, questo livello valuta gli eventuali cambiamenti intervenuti nelle prassi o nei risultati produttivi a seguito dell’intervento di formazione. Questo tipo di approccio dovrebbe, a mio avviso, consistere in una valutazione dell’aspirante medico, sul campo, ossia in un contesto operativo il più vicino possibile alla pratica medica. Questa valutazione manca nei nostri corsi di laurea”.

    Per comprendere meglio la situazione è necessario chiedere a chi ne sa di più, quali altre domande vorreste fare agli “esperti”?

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