Un sistema che appiattisce il merito
Lo abbiamo detto tante volte sui nostri canali e ribadito in diversi articoli, in particolare sulla nostra pagina dedicata alla graduatoria : la prima cosa che salta all’occhio analizzando i risultati di questo sistema è l’esplosione dei punteggi minimi per l’accesso a medicina e l’appiattimento della curva di distribuzione degli stessi.
Quello minimo per entrare si è alzato a livelli mai visti: 78,60 punti per l’ultima posizione disponibile in prima assegnazione. Come dicevamo ci si aspetterebbe una distribuzione più ampia e variegata dei risultati, con un classico andamento a “curva gaussiana”, che rifletta una vera diversità nei livelli di preparazione. Invece, il test di quest’anno ha creato un appiattimento preoccupante, con migliaia di candidati che si sono trovati “bloccati” sullo stesso punteggio, appena sotto la soglia necessaria per passare. (NB: il confronto 2022 vs 2024 è fatto per non confondere scale di valutazione diverse fra loro ma solo test in 90esimi con modalità di svolgimento comparabili, TOLC Med nel 2023 aveva altro sistema di calcolo di punteggi).
Per centinaia di studenti, la differenza tra entrare o no a Medicina dipende e dipenderà nei prossimi scorrimenti da una frazione di punto o da una data di nascita: questo ci sembra assai lontano dall’essere meritocratico.
In parallelo all’aumento del punteggio minimo e di questa piattezza generica dei punteggi, i 90/90 (quindi i punteggi massimi) sono stati 1500. Questo boom ha generato moltissima polemica che ha spinto la stessa ministra Bernini a chiedere chiarimenti agli atenei di Napoli, Padova e Palermo, quelli che hanno visto il maggior numero di punteggi massimi.
La banca dati e la banalizzazione dello studio
La Banca Dati inoltre ha portato ad una vera e propria banalizzazione dello studio. Sono stati moltissimi gli studenti che hanno sottovalutato lo studio e si sono concentrati sulla sola memorizzazione. Non hanno dovuto dimostrare comprensione profonda o capacità di ragionamento; hanno solo ripetuto quiz imparati a memoria. Questo aspetto non solo non contiene nulla di meritocratico, ma crea una mentalità fallace.
Chi sceglie di studiare Medicina, Odontoiatria, e Veterinaria farà uso delle proprie conoscenze di base per tutta la carriera: spingendo gli studenti a imparare a memoria, piuttosto che assimilare i concetti base, il test ha impedito ai futuri medici di dotarsi delle fondamenta su cui impostare lo studio dell’università.
Le dichiarazioni della Ministra: un paradosso inspiegabile
Ma in questo contesto di punteggi alle stelle e polemiche, come è intervenuto il Ministro dell’istruzione?
Durante il Question Time alla Camera proprio in questi giorni Annamaria Bernini, ministro dell’università e della ricerca, si è detta soddisfatta del nuovo sistema, definendolo un successo.
È davvero difficile e a tratti estenuante cercare di capire come si possa dare una definizione del genere al test di quest’anno. Abbiamo letto tutto il trascritto e provato a commentare in maniera scientifica l’inadeguatezza e le contraddizioni della Ministra. Sotto trovate gli estratti dell’intervento scritti in italico, seguiti dai nostri commenti.
Risultati più equi, ne siamo sicuri?
“La scelta di strutturare i test d’ingresso sulla base di quesiti inseriti in una banca dati liberamente accessibile a tutti, fortemente voluta dal Ministero per risolvere i seri problemi riscontrati in sede di prima applicazione, ha prodotto risultati più equi. Tuttavia, anche questo meccanismo di accesso non risulta in grado di permettere l’ingresso nel sistema di soggetti in possesso di una più spiccata attitudine a tale percorso di studi”, inizia la deputata Annarita Patriarca, prima di fare la domanda al ministro.
La falla logica di questo ragionamento sta nel concentrarsi sull’equità dei risultati, che al contrario hanno bisogno di mostrare delle differenze così da poter selezionare i candidati con sicurezza, invece che sull’equità del metodo di valutazione: distogliendo l’attenzione dalla rilevanza delle abilità che sono state valutate (mnemoniche) rispetto a quelle che poi vengono messe alla prova nel percorso di studi di medicina (conoscenze), che è poi la misura meritocratica del test, si è perso l’elemento predittivo necessario per ottimizzare le risorse accademiche.
Ci sono punti che è sconcertante rimangano ancora irrisolti, ne (ri)citiamo un paio:
1) Come abbiamo detto più volte, le banche dati pre-condivise sono di solito usate per selezioni molto meno specifiche e dozzinali (pre-selezioni concorsi pubblici, teoria della patente, entrambi non a caso seguiti da altre prove che permettono di valutare davvero l’idoneità dei candidati).
2) Le banche dati pre-condivise delle università telematiche (chiamate “panieri”) sono uno dei motivi per i quali, giusto durante l’interrogazione parlamentare successiva rivolta a Bernini, vengono contestati i mancati controlli sulla qualità delle università telematiche. Ovvero, uno dei motivi per cui le telematiche sono al centro di molte contestazioni degli ultimi anni è che fanno fare esami a crocette prendendo le domande da “panieri” pre-condivisi e noti a tutti gli studenti, ovvero banche dati, per cui gli studenti non supererebbero gli esami per merito.
Insomma il ministro Bernini ha applicato al test di medicina lo stesso sistema che, assieme allo spropositato rapporto studenti-docenti (350 a 1 invece che 30 a 1 come uni tradizionali) è da anni al centro delle critiche alle università telematiche per la scarsa meritocrazia e qualità didattica.
Perché?
Una preparazione più scientifica…?
“Pertanto, chiediamo se il Governo intenda confermare, per i prossimi anni accademici, questo sistema di selezione per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia o se intenda, invece, introdurre correttivi, per permettere di effettuare, sin dall’inizio, una selezione basata su una preparazione scientifica più specifica e sulla valorizzazione del merito, per promuovere un sistema sanitario all’avanguardia, di qualità e altamente competitivo”, continua Patriarca, chiudendo la domanda.
La preparazione scientifica specifica che valorizza il merito c’era prima, garantita proprio dal sistema che Bernini ha deciso di riformare. Le basi su cui è stato proposto di rivoluzionare l’entrata a medicina sono state di accessibilità, dato che a livello meritocratico il TOLC Med e i sistemi precedenti premiavano ancora lo studio e le competenze acquisite dei candidati.
Se l’obiettivo è sempre stato di rendere la selezione più meritocratica, le medie ed i punteggi minimi di accesso del 2024 dimostrano che il sistema a banca dati aperta è stato un fallimento storico.
Il test di quest’anno ha valorizzato prettamente la capacità di memorizzare. La banca dati ha premiato lo studio mnemonico più delle conoscenze e delle competenze. La media si è alzata vertiginosamente e si è entrati con punteggi minimi stellari, 80-85-90 punti su 90 massimi, mentre prima questi punteggi erano riservati a una manciata di candidati primissimi in classifica: aumento indice dell’impatto del sistema del test e della memorizzazione massiva più che della preparazione degli studenti di quest’anno.
Un’accusa diretta a chi si impegna per gli studenti
“Non era scontato che in pochissimo tempo riuscissimo a trovare una soluzione valida in sostituzione dei TOLC. Ce l’abbiamo fatta, lo abbiamo fatto anche – e soprattutto – grazie al sistema universitario, che ha risposto molto bene, lo abbiamo fatto – come lei giustamente ricordava – creando una banca dati aperta e pubblica, proprio per evitare e annullare per sempre quel mercato parallelo, della formazione opaca e nascosta, che invece la banca dati chiusa aveva generato”, risponde il ministro Bernini.
Oramai è chiaro che il nostro mercato non sta simpatico alla ministra. Ma a noi interessa solo stare dalla parte degli studenti, perciò pensiamo non valga la pena prenderla sul personale. Anzi in Testbusters uno dei nostri valori è proprio la trasparenza, che niente ha a che vedere con la definizione di “opaco e nascosto” che invece ci sono stati affibbiati.
Buona parte del nostro lavoro è proprio la ricerca di informazioni chiare ed efficaci come in questo articolo, le stesse che ad oggi non vengono fornite dal Ministero su argomenti fondamentali (vedi cosa succederà e come sarà il test di Medicina del 2025, argomento rimandato da mesi).
Cosa succede al test di Medicina del 2025?
“Non ci siamo fermati qui, come sapete. Il nostro traguardo è quello di assicurare che gli studenti siano valorizzati, non sulla base di test diciamo da lancio della monetina, ma sulla base di materie caratterizzanti, attraverso un periodo di studi comune ai corsi di laurea di medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria, nonché agli altri corsi di studio di area biomedica, in cui gli studenti frequenteranno una serie di discipline qualificanti. Ciò consentirà loro di poter comunque reinvestire le conoscenze che avranno acquisito – e le competenze che avranno acquisito – in un altro percorso formativo contiguo, ove non fosse stato possibile superare l’esame e senza così sprecare tempo e risorse”, continua il ministro.”, riprende Bernini.
È incredibile come un solo test come questo del 2024 sia riuscito a risanare i problemi dei precedenti, a quanto pare basati sui colpi di fortuna. Nostro sarcasmo a parte, l’ironia della sorte è che è stata molto di più la Banca Dati ad affidare il destino di tanti candidati con lo stesso punteggio (altissimo) a dipendere da fattori irrilevanti. Del resto, una situazione del genere era inevitabile dal momento in cui la struttura del test portava chiaramente verso punteggi tutti uguali e tutti altissimi. Le materie caratterizzanti sulla base di cui è iniziata questa crociata venivano valutate prima della banca dati dell’onorevole Bernini, che ha distrutto questa valutazione incentivando gli studenti ad imparare 3500 domande a memoria.
Non siamo contrari alla filosofia di questo approccio – rendere più facile possibile direzionarsi verso piani alternativi – e a questo sistema; d’altronde è difficile fare peggio della banca dati. Ma bisogna chiarire:
- Qual è il beneficio che si vuole trarre, e come si bilancia con i costi dell’attuare il sistema proposto, rispetto a quelli del test in ingresso?
- Quanto costa in più un sistema del genere rispetto ad avere un test d’ingresso in entrata sulle stesse materie scientifiche, ma di livello base com’era fino al 2022 e 2023? Ci riferiamo ai costi per lo stato, ma anche quelli per gli studenti e le loro famiglie.
- Come si pensa di garantire equità e meritocrazia, se gli esami sulle materie caratterizzanti saranno erogati da università diverse, facoltà diverse e in contesti diversi?
I test d’ingresso a scelta multipla sono diffusi in tutto il mondo perché sono sia efficaci che economici, riformare il sistema accademico bio-medico perché abbia 3 esami in comune uguali per tutti, anche solo per costi di transizione, non è un’operazione a costo zero.
Su cosa si basa l’affermazione “così verranno sprecate meno tempo e risorse”?
Verso un modello predittivo…finalmente!
“Una selezione predittiva, in grado di verificare oggi il possesso delle abilità che serviranno domani. Viene in gioco il diritto allo studio di quanti intendano investire le proprie energie, i propri talenti e i propri sogni, anche grazie al sostegno delle famiglie, in un progetto di vita così formativo e prospettico”, continua il ministro.
Finalmente si parla di predittività come suggeriamo noi da un po’: ci sentiamo davvero di dire meglio tardi che mai.
Dopo mesi che lo chiediamo, finalmente si considera la capacità predittiva del test.
Come dimostrano anche alcuni studi scientifici (come questo) il sistema in vigore fino al 2022 era già molto il più adatto a predire i risultati e l’aderenza accademica degli studenti selezionati.
- Di quanto e su quali metriche si vuole migliorare questa “predittività”?
- E, per tornare al punto precedente, a quale costo?
- Perché non si può parlare di predittività senza sapere cosa si vuole predire, giusto?
“Non è possibile – conclude Bernini – garantire a tutti un posto di lavoro, ma è nostro dovere assicurare a tutti coloro che ne siano capaci la possibilità di ottenerlo. Nel caso dei futuri medici, abbiamo il dovere di formali al massimo delle nostre possibilità.”
Ci auguriamo che fornire una risposta alle domande che abbiamo chiesto sopra rientri largamente nelle possibilità del MUR citati dal ministro; in particolare, non siamo interessati a risposte che siano il “massimo delle possibilità”, ma risposte che siano pertinenti, realistiche, e attuabili nel contesto in cui ci troviamo. Altrimenti, rimarremo sempre un paese che si perde in dibattiti teorici dalle dubbie fondamenta sulle selezioni d’ammissione, invece che costruire sulle best-practice internazionali e continuarne il percorso di innovazione.