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Gli effetti dell'altruismo sul cervello

12 novembre 2024

5 minuti di lettura

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Introduzione

Oggi vi raccontiamo quali sono gli effetti dell'altruismo sul cervello. Ma facciamo una piccola premessa.

Avete presente quando qualcuno che non vi sta neanche simpatico scrive sul gruppo per chiedere l’informazione più ovvia e stupida che si possa concepire, tanto da farvi dubitare del suo diritto di parola, ma voi decidete comunque di rispondergli? Ah no? Siamo gli unici a farci impietosire? Oppure, questo sicuramente vi sarà capitato, quando il forestiero di turno vi chiede la strada per la stazione, che chiaramente è dall’altra parte della città, e perdete cinque minuti per spiegargli il percorso dettagliato consapevoli che farà la stessa identica domanda al prossimo passante che incrocia?

Questi sono tutti atti altruistici: non li avete fatti per ottenere qualcosa in cambio, anzi erano una bella scocciatura, ma per aiutare qualcun altro in difficoltà.

Cosa succede nella nostra testa?

Quali sono quindi gli effetti dell’altruismo sul cervello?

Dalla regia mi dicono che non è così spontanea la risposta, però è sicuramente una questione curiosa e se state leggendo questo articolo siete interessati a scoprirla (o siete stati in qualche modo costretti a farlo, è l’unica alternativa), ma soprattutto è interessante per provare a rispondere ad un interrogativo filosofico molto profondo che per millenni ha colmato le conversazioni da bar: esiste una forma di altruismo puro?

Cosa significa "altruismo puro"?

Quando si aiuta una persona in difficoltà, video di TikTok esclusi, lo si fa solo perché si sente che è la cosa giusta senza aspettarsi nessuna ricompensa in cambio, ma in realtà qualcosa lo si ottiene: ci si sente bene. Nel compiere gesti di altruismo si è compensati da una serie di sensazioni positive e di gratificazione, oltre che di considerazione a livello sociale. Da qui sorge la domanda: è davvero altruismo o si tratta di amor proprio? Si aiutano gli altri con lo scopo primario di fare del bene a loro o il vero obiettivo è quello di stare meglio con sé stessi?

Da questo punto di vista anche l’altruismo può quindi essere visto come egoismo, poiché c’è una componente di gratificazione che fa da movente per l’azione. Non si tratta di una ricompensa materiale bensì psicologica, ma è pur sempre una ricompensa: anche gli allucinogeni d’altronde hanno un effetto solamente mentale, ma molti pagano profumatamente per averli. Ci si chiede allora se possa esistere un altruismo puro, sciolto da secondi fini, per cui la gratificazione è solo un di più che può anche non esserci, come le bevande analcoliche ad una festa.

Per metterci nell’ottica di rispondere a questa domanda, andiamo quindi a capire come mai e in che modo siamo felici quando compiamo un’azione altruistica

Ecco tutti gli effetti di una buona azione sul nostro cervello

L’altruismo è connesso ad una situazione psicologica positiva, perché nel fare del bene ci si riconosce come brave persone e quindi si innescano una serie di processi che vanno a coinvolgere il cervello e che sono stati riscontrati sperimentalmente: senza perdere altro tempo, andiamo a vederli.

Aumento della dopamina

La dopamina è un neurotrasmettitore implicato tra le varie cose nella gratificazione e nelle risposte emozionali, per cui un suo aumento si associa ad una sensazione di piacere simile a quello che si prova quando si fa qualcosa che piace, come mangiare o ascoltare musica; da ciò deriva la percezione di appagamento e soddisfazione legata all’altruismo. Sapete cos’altro aumenta la dopamina nel cervello? State pensando ai blog di Testbusters, no? Quasi! In realtà la risposta corretta sono la cocaina e le metanfetamine, che certo hanno un effetto molto più forte dell’altruismo, ma quest’ultimo ha meno effetti collaterali, non crea dipendenza (di solito) ed è considerato da molti come una virtù anziché un vizio!

Aumento della serotonina

La serotonina è considerata l’ormone del buonumore, che spesso si associa ad una sensazione di soddisfazione con diminuzione dell’ansia, mentre una sua carenza può associarsi alla depressione. Sapete cos’altro ne provoca un aumento? Stavolta l’LSD, ma nuovamente vorrei sottolineare come l’altruismo è una metodica molto preferibile dal punto di vista medico.

Aumento dell’ossitocina

L’ossitocina è spesso chiamata "ormone dell'amore" perché è coinvolta nei legami sociali, nella fiducia e nell'empatia. Gli atti di gentilezza, soprattutto verso le persone care, rafforzano i legami interpersonali e promuovono sentimenti di unione e affetto, quindi soddisfazione e serenità.

Riduzione del cortisolo

Il cortisolo è l’ormone dello stress, che porta ad una condizione di prontezza e allerta; normalmente è utile perché aumenta la concentrazione e la motivazione, ma spesso, soprattutto in cronico, ha effetti dannosi causando uno stato di ansia e tensione. Le persone che praticano atti altruistici o che fanno volontariato tendono a sperimentare meno stress, il che ha effetti positivi sia sullo stato mentale sia su quello fisico.

Chiaramente questa è una visione a grandi linee, mentre il corpo umano è infinitamente più complesso, ma permette di avere un’idea di quali sono i meccanismi di ricompensa che fanno diventare l’altruismo gratificante e d’aiuto per sé stessi oltre che per gli altri, rendendolo un po’ come quando ci si offre gentilmente di finire il dolce ad un amico sazio.

Conclusioni

Da quello che abbiamo visto, aiutare gli altri si associa ad una serie di cambiamenti dei valori ormonali e dell’attivazione dei pattern nervosi che convergono nel dare un senso di pace e gratificazione, mentre viceversa, l’egoismo può associarsi a dispiacere o a sensi di colpa. Ciò significa necessariamente che l’altruismo puro è molto raro se non inesistente, poiché c’è sempre un tornaconto, una ricompensa che motiva a dare una mano al prossimo e che verrà sempre tenuta in considerazione nel momento in cui si agisce.

Ciò non significa però che, come hanno fatto molti pensatori, non si possa provare ad immaginare una situazione ipotetica di altruismo puro, cioè la dimostrazione che ci può essere nell’istinto umano una tendenza a fare del bene e che la ricompensa psicologica che ne deriva è più un suo effetto che la sua motivazione originaria.

In ogni caso, lasciando a voi la scelta di credere in ciò che trovate più convincente, io mi sentirei di affermare che, anche ritenendo l’altruismo un’espressione dell’egoismo, è di certo la forma di egoismo più apprezzabile, in quanto sa rendere felici sia sé stessi sia gli altri. Inoltre è un ottimo modo per stare in forma, perché come abbiamo visto, aumentando l’autostima e diminuendo lo stress, ha effetti positivi sia sulla mente sia sul corpo. La prossima volta che fate un gesto altruistico ricordate perciò che il vostro cervello vi ringrazia!!

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