Brain Rules: “Muoviti”, fallo per il cervello (e per lo studio)

Fare sport fa bene al corpo e alla mente.
La correlazione tra attività motoria e rendimento nello studio è cosa ormai nota.

Pensa che già oltre duemila anni fa Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), scrittore, filosofo, avvocato e uomo di politica, ipotizzava una connessione tra l’esercizio fisico e il miglioramento delle performance cognitive, oltre che la prevenzione dei deficit.

La questione è che fare attività fisica influenza le funzioni del nostro cervello, la salute vascolare e il metabolismo cerebrale. Un ruolo di primo piano in questa partita lo gioca la capacità cardiorespiratoria degli individui.

Perciò quest’estate, quando studierai per il test d’ammissione, ricordati di non concentrare il tuo tempo solo ed esclusivamente sui libri ma concediti anche qualche momento per “muoverti” (DPCM permettendo!).

Quale tipo di studi ci ha permesso di trovare le prove di questa relazione?
Si è tenuto sotto osservazione, un gruppo di studenti non abituati ad un’attività fisica costante o regolare. Con l’inizio degli allenamenti, in un periodo di circa dodici settimane si osserva un costante miglioramento nel tempo della capacità di concentrazione e apprendimento. Poi questo trend inizia a diminuire, ma rimane ad un livello superiore rispetto a quello di partenza.

I benefici prodotti dall’attività fisica sul nostro corpo sono molteplici: si va infatti da un migliore controllo cognitivo, all’incremento della memoria, ad un minore deterioramento cognitivo fino alla prevenzione e alla cura di alcune malattie.

Ecco qualche numero, per tradurre la teoria in pratica.
Meno di 3 ore a settimana (150 minuti) ti permetteranno di ottenere risultati davvero considerevoli.
È bene specificare, però, che non tutti gli sport portano agli stessi benefici.

Sebbene tutte le attività sportive offrano benefici psichici e fisici, se si vuole puntare ad un maggiore sviluppo cognitivo bisogna orientarsi verso attività aerobiche.

Ogni buon allenamento inizia con il riscaldamento. Tranquilli, basta una corsetta o, per i più pigri, anche una semplice marcia sul posto della durata di un paio di minuti. L’allenamento dovrà essere di lunga durata e di bassa intensità.

Tra i migliori esercizi aerobici ci sono lo squat, lo step, la corsa e la cyclette.

Le nostre fonti

Alla fine del 2015 è stato pubblicato su Medicine & Science in Sport & Exercise (il giornale ufficiale dell’American College of Sport Medicine per intenderci) uno dei primi studi longitudinali, e quindi con un monitoraggio prolungato, sull’argomento.

L’equipe di studiosi notò un’importante correlazione fra la capacità respiratoria e il rendimento nello studio e più in generale scolastico.

Il campione, composto da 1286 ragazzi di età compresa tra gli undici e quattordici anni, è stato monitorato per tre anni a livello fisiologico e dal punto di vista delle performance scolastiche.

Il metodo di valutazione utilizzato è il PACER (Progressive Aerobic Cardiovascular Endurance Run), classificato e testato per misurare la capacità cardiovascolare e aerobica. Le categorie in cui potevano rientrare i ragazzi erano: capacità cardiorespiratoria alta, media, basic e non fit (bassa).

Nei tre anni di studio sono state evidenziate frequenti e precise correlazioni tra le più forti capacità cardiorespiratorie e i migliori rendimenti nello studio. Ma non solo, perché chi all’inizio rientrava nella categoria media, o basic, è riuscito ad aumentare la propria CFR (Cardio Respiratory Fitness) migliorando, allo stesso tempo, il proprio rendimento.

Com’è possibile? La capacità cardiorespiratoria è associata ad un migliore controllo cognitivo, alla plasticità cerebrale e all’incremento di memoria.

Un’altra prova di quanto faccia bene l’attività sportiva alla nostra mente arriva dal Canada, più in particolare dall’Università di Montreal. Si tratta di uno studio pubblicato sugli Annals Journal of Health Promotion, condotto su circa 2700 studenti canadesi nati tra il 1997 e il 1998. L’indagine dimostrò che anche solo cinque minuti di attività fisica portavano a dei miglioramenti nei test che misurano alcune abilità intellettuali.

Altro studio molto interessante è quello portato avanti da alcuni ricercatori dell’Università dell’Illinois che, grazie alla risonanza magnetica, analizzando la zona dell’ippocampo di alcuni bambini fra i nove e i dieci anni, notarono che la zona era più estesa in bambini che praticavano sport.

Beh, che dire quindi? “Mens sana in corpore sano”.

Crediamo in un modo migliore di apprendere e di insegnare, più coinvolgente e basato sulla formazione tra pari.

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