Test Medicina Studenti in Aula

Test d’ammissione: i difetti dell’accesso programmato

L’introduzione, il 2 agosto 1999, del decreto legge che afferma che alcuni corsi universitari sono soggetti ad accesso programmato, ha scatenato una polemica senza fine. Tra i corsi universitari coinvolti, come ben sappiamo, c’è Medicina e Chirurgia, terreno di scontro delle più accanite discussioni. I test sono molto diversi tra loro. Alcuni selezionano un numero di studenti che rimane comunque ampio, altri, invece, sono decisamente più limitanti, lasciando posto di fatto solo a pochi eletti. Analizziamo, in questo articolo, alcuni aspetti negativi: Squilibrio tra università: gli studenti che non superano il test d’ammissione, non possono intraprendere il percorso di studi da loro scelto. Dovranno quindi scegliere un altro percorso o frequentare un corso considerato “transitorio” ai fini del superamento, l’anno successivo, del test. Ciò crea nello scenario comune una classificazione tra corsi di serie A e corsi di serie B, e quindi tra studenti di serie A e studenti di serie B. Alcuni corsi di laurea sono stati screditati poiché si ritenga ospitino solo studenti che frequentano aspettando il test dell’anno successivo. Disparità di opportunità: sebbene lo Stato italiano ritenga che lo studio sia un diritto che debba essere riconosciuto a tutti con le stesse opportunità, è palese che chi ha la disponibilità economica per partecipare a corsi specializzati abbia un vantaggio su coloro che non se lo possono permettere. Poiché la Costituzione italiana ha il compito di “rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano l’uguaglianza dei cittadini nell’accesso all’istruzione superiore”, questa sorta di “preselezione” è quantomeno impari. Tuttavia bisogna anche sottolineare che se ai corsi specifici, tenuti da persone preparate e specializzate nella formazione per i test universitari, non si aggiunge una buona mole di impegno nello studio e tanta voglia di farcela, il test non lo si passa. Possibile carenza di medici: poco dopo l’introduzione del test d’ammissione ad accesso programmato nella facoltà di Medicina e Chirurgia, si è verificata una carenza di medici rispetto al necessario. Ciò, in seguito, ha portato ad un leggero incremento dei posti disponibili nelle università italiane. Il rischio di imporre un numero prestabilito di posti è quello di un effetto “collo di bottiglia”. Tempo limitato: è chiaro che un’ora e mezza di tempo per il test non è sufficiente per valutare le abilità di un ragazzo che “da grande” vuole fare il medico. Si arriva al test in uno stato di tensione altissima ed è davvero difficile far capire quanto si possa davvero valere. Un medico, però, deve essere in grado di gestire situazioni di ansia, agitazione e nervosismo e non può essere la “strizza” del test a fermarlo. Fattore culo: sì, è vero! Come in tutta la vita una componente di fortuna esiste. Il test però è strutturato in modo tale da limitare la componente fortuna al minimo, lasciando invece spazio alle competenze personali e non consentendo ad un impreparato fortunato di superare la prova. Nessuno entrato a Medicina vi dirà mai che ha superato il test per fortuna. E se lo dirà, starà mentendo. Come un celebre golfista ironizzava “Più mi alleno, più sono fortunato”. I difetti dell’accesso programmato, però, sono solo una faccia della medaglia. Se vuoi scoprirne i pregi, seguici anche nel prossimo articolo che pubblicheremo giovedì.

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